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Un’antenna UHF è un transduttore che converte onde elettromagnetiche at-radiofrequenza nella banda ultracorta (UHF) in segnali elettrici e viceversa. In termini pratici la vediamo installata sui tetti per la televisione digitale terrestre, la usiamo su autoveicoli per comunicazioni veicolari, è parte integrante delle stazioni radioamatoriali nella porzione attorno ai 430–440 MHz e costituisce un elemento fondamentale nelle infrastrutture professionali di telecomunicazione.

Antenna UHF – Come Funziona e a Cosa Serve
L’elemento fondamentale è la risonanza: un’antenna è dimensionata per operare con massima efficienza in una certa gamma di frequenze. Nella pratica, una antenna UHF per TV è progettata per coprire canali che vanno grosso modo dalla k. 21 alla k. 48 (valori tipici per il digitale terrestre), mentre un’antenna per radioamatori può essere ottimizzata intorno ai 430–440 MHz. La geometria dell’antenna (dipolo, Yagi, log‑periodica, pannello, discone, ecc.) determina il diagramma di radiazione, la larghezza di banda operativa e il guadagno. Il guadagno, espresso in decibel (dB), non crea energia ma concentra la potenza ricevuta o irradiata in una direzione preferenziale: più guadagno significa più direttività, utile per distanze maggiori o segnali deboli, ma meno adatta a coprire zone diffuse e multistrada.
La polarizzazione è un altro concetto chiave. Le antenne UHF possono essere polarizzate orizzontalmente o verticalmente; questa scelta influisce sulla ricezione in funzione di come il segnale è trasmesso dalla stazione radio o dalla rete TV. In ambito broadcast la polarizzazione è spesso orizzontale o mista, mentre per applicazioni mobili e PMR è spesso verticale. Una non corrispondenza di polarizzazione può generare perdite di diversi dB, e quindi peggiorare sensibilmente la qualità della ricezione.
Le caratteristiche elettriche complete sono poi completate da parametri come l’impedenza (tipicamente 75 ohm per TV, 50 ohm per radioamatori e sistemi ricetrasmittenti), il tipo di connettore (F, BNC, N, SMA) e i coefficienti di ROS (Rapporto di Onde Stazionarie) che indicano quanto la linea di trasmissione è adattata all’antenna. Un impedenza mal adattata causa riflessioni, perdita di potenza e, nel caso di trasmissione, possibile danneggiamento dell’apparato.
Nelle costruzioni reali entrano poi in gioco altri elementi: filtri integrati per tagliare le interferenze LTE/5G di frequenze superiori, schermature meccaniche contro le intemperie, materiali resistenti alla corrosione e scelta dei connettori per uso esterno. I filtri LTE/5G sono diventati oggi una feature ricercata sulle antenne TV UHF, perché le bande cellulari, soprattutto dopo la diffusione del 4G e del 5G, possono creare intermodulazioni e interferenze che degradano la portante del segnale DVB‑T/T2. Alcune antenne professionali integrano filtri LC o filtri a più celle direttamente nello stadio d’antenna per attutire le frequenze oltre una certa soglia (tipicamente intorno ai 694–700 MHz).
Dal punto di vista pratico, l’antenna non è mai un componente isolato: dialoga con il cavo coassiale, con eventuali amplificatori o centralini e con l’ambiente fisico (ostruzioni, riflessioni, multipath). La posizione sul tetto, l’altezza e l’orientamento verso il trasmettitore determinano spesso più della scelta del modello in sé la qualità finale della ricezione. Una buona installazione e una scheda tecnica dettagliata sono quindi complementari: la prima sfrutta al meglio le potenzialità intrinseche del secondo.
Come scegliere Antenna UHF
Scegliere l’antenna UHF giusta richiede di incrociare esigenze pratiche, dati tecnici e contesto d’uso. La prima domanda da porsi è semplice: a cosa deve servire l’antenna? Se la risposta è «televisione digitale terrestre», il focus sarà su banda (canali DVB‑T/T2), guadagno e filtraggio LTE/5G. Se si tratta di radioamatori si guarderà alla frequenza precisa (es. 430–440 MHz), alla polarizzazione e alla larghezza di banda operativa. Per applicazioni professionali o reti PMR/TETRA la robustezza meccanica e la conformità a standard industriali diventano prioritari.
Leggere la scheda tecnica è indispensabile. Una buona scheda include la banda di lavoro espressa in MHz o in riferimenti di canale (per la TV), il guadagno in dB, il diagramma di radiazione (spesso in polare), il ritorno di potenza o ROS a varie frequenze, l’impedenza e il tipo di connettore. È importante verificare anche i dati relativi al filtraggio: se c’è un filtro LTE/5G integrato, la scheda dovrebbe fornire la curva di attenuazione e la frequenza di taglio, così come la pendenza e il valore di attenuazione alle frequenze delle bande cellulari. Nei rivenditori e produttori più seri queste informazioni sono riportate in modo chiaro e misurabile; è il caso di produttori che rilasciano curve strumentali e certificazioni di conformità.
Un parametro spesso trascurato è la larghezza di banda utile. Alcune antenne ad alto guadagno sono molto strette in banda: funzionano bene su una frequenza ma degradano se il trasmettitore trasmette su un canale lontano. Per la TV digitale, dove il piano di frequenze può cambiare, è preferibile un’antenna con banda sufficientemente ampia o specificatamente dichiarata per DVB‑T/T2 su tutta la fascia dei canali utilizzati in zona.
Il tipo costruttivo influisce sulle prestazioni pratiche. Le antenne log‑periodiche offrono un buon compromesso fra larghezza di banda e guadagno; le Yagi sono molto direttive e adatte se sai esattamente dove punta il trasmettitore; i pannelli sono compatti e facili da installare, spesso presenti nelle versioni consumer e in quelle “5G‑ready”; le antenne discone e omnidirezionali servono invece chi ha esigenze di copertura a 360° o per misure e monitoraggio. Per uso veicolare il progetto deve considerare dimensioni, robustezza e facilità di montaggio, oltre alla possibilità di coprire più bande se richiesto.
Il guadagno rimane la leva più discusssa: non è detto che più dB siano sempre meglio. In area urbana con segnali forti un’antenna troppo direttiva può peggiorare la situazione a causa di multipath e riflessioni; in area rurale o in presenza di segnali deboli un guadagno maggiore può fare la differenza. Qui la regola pratica è bilanciare guadagno e apertura del lobo di radiazione in funzione dell’origine dei segnali. Se il segnale arriva da più trasmettitori o da riflessioni, preferisci antenne più larghe e meno aggressive nel guadagno; se arriva da una direzione precisa, una Yagi o una log‑periodica con guadagno maggiore sono più adatte.
Verifica la presenza di assistenza tecnica e di documentazione: alcuni fornitori offrono misure strumentali, schede complete e supporto pre e post vendita. Questo è particolarmente utile per installazioni complesse e per chi opera professionalmente. Nei mercati italiani ci sono rivenditori e produttori che forniscono schede tecniche dettagliate e assistenza (sia per il consumer sia per il professionale), e vale la pena privilegiare questi canali quando vuoi dati confrontabili e la possibilità di consulenza tecnica.
Un ultimo aspetto pratico riguarda il montaggio: il materiale della struttura (alluminio, acciaio inox), la qualità dei connettori e dei giunti, il kit di fissaggio e la resistenza agli agenti atmosferici determinano la durata dell’installazione. Per impieghi professionali o in zone marine è consigliabile componentistica trattata contro la corrosione e connessioni stagne. Se non sei pratico, considera l’affiancamento di un installatore: un’antenna ben posizionata e cablata vale spesso più di un modello costoso installato male.
Prezzi
I prezzi delle antenne UHF variano molto in funzione dell’uso, dei materiali e delle funzionalità integrate. Per orientarsi, è utile considerare alcune fasce di mercato distintive: consumer semplici, prodotto commerciale per installazioni domestiche, attrezzatura specialistica per radioamatori e soluzioni professionali per broadcast e TLC.
In ambito consumer, un’antenna UHF indoor economica pensata per la ricezione in appartamento può costare indicativamente tra 10 e 40 euro. Questi modelli sono spesso a pannello o a piccolo dipolo amplificato e funzionano bene quando il segnale è già forte. Se preferisci un’antenna da esterno per la TV, per uso domestico, i prezzi partono da circa 20–30 euro per i modelli più semplici e possono salire a 80–120 euro per antenne esterne di buona fattura con materiali robusti e un guadagno superiore.
Per chi cerca prodotti di fascia media, adatti a condizioni difficili ma non strettamente professionali, la spesa tipica si colloca tra 80 e 250 euro. In questa fascia si trovano log‑periodiche di qualità, Yagi per applicazioni mirate e pannelli esterni con buon bilanciamento tra guadagno e larghezza di banda. Molti marchi noti per il mercato TV e DTT offrono soluzioni in questa gamma che includono anche versioni con filtro contro le interferenze LTE/5G.
Le antenne professionali e specialistiche con filtri integrati, complete di curve di attenuazione e certificazioni, possono costare da 200 fino a 600 euro o più. Un esempio tipico è il segmento di antenne logaritmiche professionali con filtri LC a più celle progettati per tagliare le bande sopra 694–700 MHz con attenuazione significativa: questi prodotti sono realizzati pensando a installatori e centralini condominiali che devono garantire qualità di servizio e conformità normativa. Anche qui i prezzi riflettono la precisione progettuale, i materiali e il testing strumentale.
Per gli appassionati di radioamatorismo, le Yagi e i beam per la banda 70 cm (430–440 MHz) hanno un range che parte da circa 80–120 euro per modelli di base fino a 300–400 euro per antenne con più elementi, costruzione robusta e maggior guadagno. Le antenne veicolari, a seconda del marchio e della capacità multibanda, oscillano tra 20 e 150 euro: i modelli economici sono semplici e pratici, mentre quelli professionali per installazioni su flotte o per uso continuativo sono più costosi.
Le antenne per uso industriale e per operatori TLC (ad es. antenne sector o omnidirezionali per siti) possono superare i 500–1.000 euro, soprattutto se includono specifiche di progettazione per altezza, supporti, radome e caratteristiche di impedenza/filtro calibrate. In questi casi si entra in un ambito dove il rapporto costo‑prestazioni va misurato sulla vita utile, sulla manutenzione e sulla conformità alle reti e normative.
Nel valutare i prezzi è utile considerare il marchio e il canale di vendita: marchi storici e specialisti (nomi noti nel settore broadcast o nel comparto radioamatoriale) tendono a offrire schede tecniche più dettagliate e assistenza tecnica. Allo stesso modo, rivenditori specializzati e produttori italiani o europei possono giustificare prezzi leggermente più alti con test strumentali, certificazioni e supporto. Per chi vuole confrontare, consultare cataloghi di produttori e rivenditori seri e incrociare le specifiche tecniche con le recensioni degli utilizzatori aiuta a decidere meglio tra risparmio immediato e investimento sulla qualità.