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In questa guida spieghiamo quali sono le caratteristiche dell’interruttore magnetotermico e vediamo quali risultano essere i prezzi dei vari prodotti.
Come Funziona l’Interruttore Magnetotermico
Il grande sviluppo che si è avuto nell’ambito degli utilizzatori elettrici, ha posto in modo nuovo il problema della loro protezione. Negli edifici civili, infatti, si è passati da un’impostazione impiantistica che prevedeva tutti gli utilizzatori comandati da un unico interruttore a dimensionamento che prevede il sezionamento in più rami dell’impianto elettrico.
Questo comporta un migliore funzionamento dell’impianto nel suo complesso, visto che quando si verifica un guasto si interrompe il funzionamento solo di quelle apparecchiature alle quali fa capo l’interruttore del ramo interessato. Una soluzione di questo tipo evita, in particolare in uffici e in fabbriche, la sosta forzata dei macchinari di interi reparti.
In tutti questi impianti, la protezione contro i sovraccarichi e i cortocircuiti è svolta dall’interruttore magnetotermico, un dispositivo formato da due componenti che intervengono in base due diversi principi di funzionamento. Il principio di funzionamento dello sganciatore termico si basa sulla deformazione di un bimetallo che, attraversato da una corrente più elevata di quella di taratura, si dilata. Questa dilatazione libera la leva di aggancio la quale, attraverso un cinematismo, sgancia la leva di manovra dell’interruttore. Lo sganciatore termico quindi interviene quando sopraggiungono dei sovraccarichi, cioè quando la linea e gli utilizzatori, collegati a valle dell’interruttore, assorbono una potenza, e quindi una corrente, maggiore di quella per cui è tarato l’interruttore. La corrente di sovraccarico è una corrente che aumenta in modo graduale, proporzionalmente alla corrente nominale del carico.
Per ottenere una protezione adeguata è opportuno che la curva di intervento tempo corrente dell’interruttore scelto stia sotto a quella del cavo, come prevedono le norme CEI stabilendo che la corrente nominale dell’interruttore debba essere superiore o uguale alla corrente di impiego del circuito e inferiore o uguale alla portata della conduttura.
Inoltre si stabilisce che la corrente di funzionamento, entro un tempo convenzionale, debba essere inferiore o uguale a 1,45 volte la portata della conduttura.
Per soddisfare queste condizioni quindi è necessario scegliere interruttori con opportune correnti nominali e di intervento.
Sapendo che la corrente nominale è la più elevata corrente che può circolare indefinitamente nell’interruttore, l’interruttore deve essere scelto con una corrente nominale tra quelle normalizzate che si trovano in commercio.
Se la corrente di sovraccarico si manifesta con caratteristiche di gradualità e dipende dal carico, la corrente di cortocircuito ha invece caratteristiche completamente diverse. Quando si presenta un cortocircuito, la corrente che attraversa la linea e i carichi ad essa allacciati assume dei valori molto elevati e la sovratemperatura che determina ha potenziale devastante.
Se l’impianto fosse protetto dal solo sganciatore termico, la linea non verrebbe protetta, visto che la deformazione del bimetallo si verifica solo dopo che la corrente lo ha percorso e di conseguenza il tempo di intervento di questo dispositivo non risulta essere abbastanza tempestivo.
In caso di cortocircuito, per la protezione degli impianti, si utilizza uno sganciatore magnetico. Il funzionamento di questo si basa sulla presenza di una bobina collegata in serie alla linea e che viene quindi percorsa dalla corrente di cortocircuito. Il cinematismo controllato da questa bobina viene controbilanciato da molle antagoniste che sono calibrate nel modo necessario. Quando la corrente che attraversa la bobina supera un determinato valore, essa, vincendo la forza contromotrice che è prodotta dalle molle antagoniste, sgancia la leva di aggancio e causa il distacco dell’interruttore. Di conseguenza, più elevata è la corrente di cortocircuito, più tempestivo è l’intervento dello sganciatore magnetico.
Le norme CEI 23-3 indicano le curve di intervento magnetico istantaneo che individuano tre intervalli di sgancio
-Curva tipo B con sgancio tra le 3 e le 5 volte la corrente nominale
-Curva tipo C con sgancio tra le 5 e le 10 volte la corrente nominale
-Curva tipo D con sgancio tra le 10 e le 20 volte la corrente nominale.
La combinazione dei due effetti, cioè quello termico e magnetico, costituisce il principio di funzionamento dell’interruttore automatico magnetotermico.
I due sganciatori risulta essere infatti collegati in serie tra loro e si trovano nella stessa apparecchiatura.
Andando più nel dettaglio, un interruttore magnetotermico è composto dai seguenti elementi
-Leva di manovra con l’indicazione della posizione dei contatti
-Base in resina termoindurente
-Morsetto di connessione a mantello per serraggio conduttori ed accessori
-Contatto mobile
-Contatto fisso
-Molla di scatto
-Connessione in treccia di rame tra il contatto mobile ed il relè termomagnetico
-Sganciatore termico a bimetallo
-Sganciatore elettromagnetico
-Cella spegniarco
-Dente di riarmo della leva a falce
-Leva a falce
-Leva di aggancio
Le sequenze cinematiche di funzionamento di un interruttore automatico magnetotermico sono le seguenti
-Manovra di chiusura manuale. Per passare dalla posizione di aperto a quella di chiuso, bisogna intervenire sulla leva di manovra, vincendo la forza della molla, in modo da causare lo spostamento del contatto mobile. Il contatto mobile viene sospinto sul contatto fisso dalla forza della molla.
-Apertura per intervento elettromagnetico. La leva a falce è bloccata dalla leva di aggancio. Quando si verifica un cortocircuito, lo sganciatore elettromagnetico attira la leva di aggancio liberando la leva a falce, che causa l’apertura dei contatti. La leva di manovra si ferma in una posizione intermedia, indicando l’avvenuta apertura del circuito.
-Apertura per intervento termico. Quando si verifica un sovraccarico, lo sganciatore termico sposta la leva di aggancio, si libera la leva a falce, i contatti si aprono e la leva di manovra si sposta nella posizione centrale.
-Richiusura dei contatti. Dopo che è avvenuto l’intervento magnetico o termico, la leva di comando si sposta nella posizione centrale. Per richiudere i contatti bisogna riarmare il meccanismo, abbassando la leva di comando fino alla completa apertura. Riagganciata la leva a falce sulla leva, è possibile richiudere i contatti.
I dati nominali principali di un interruttore automatico sono
-La tensione nominale di impiego
-La tensione nominale di isolamento
-La corrente nominale
-Il potere di interruzione
-La frequenza di esercizio
-Il numero di poli.
Ogni interruttore è corredato da una propria curva caratteristica, nella quale è visualizzato il tempo di intervento dell’apparecchiatura in base ai multipli della corrente nominale.
Prezzi degli Interruttori Magnotemici
Nella tabella che segue è possibile trovare informazioni sui prezzi degli interruttori magnotermici in vendita online.
Cliccando sui vari prodotti è possibile visualizzare maggiori informazioni, come la descrizione delle caratteristiche e le opinioni e recensioni.